Roma, corteo per un futuro migliore, black bloc cacciati dal corteo, "il nostro tempo è adesso"
Un gruppo di giovani mascherati da black bloc, con caschi neri e cappucci ha lanciato vernice blu contro le vetrine della banca Unicredit in via Statuto: è il primo tentativo di trasformare in qualcosa di diverso il corteo pacifico dei precari a Roma. Ma studenti, disoccupati, free lance, ricceratori non ci stanno: in molti sono intervenuti per allontanare, cacciandoli dal corteo, i presunti black bloc.
Questa volta i «bamboccioni» fanno sul serio. Gli eterni giovani, senza diritti né certezze lavorative, sono scesi in piazza per lanciare alla politica un messaggio forte e chiaro: «Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta». È questo lo slogan – e il nome del comitato promotore – della manifestazione che sabato pomeriggio mobilita l'Italia intera.
Il corteo dei precari, dei disoccupati, il popolo delle partite Iva, gli studenti, gli stagisti, i ricercatori, i free lance ha cominciato a sfilare per le strade di Roma intorno alle 15.30, mentre manifestazioni iniziavano in un'altra trentina di città italiane (e non solo). Obiettivo: riprendersi il presente, ancor prima del futuro, ed il Paese, partendo dal lavoro.
DISOCCUPAZIONE FUORI CONTROLLO - Davanti a Santa Maria Maggiore la prima di una serie di performance: i precari piantano le loro tende canadesi sotto la basilica e stendono fili con mutande e calze, per protestare contro la mancanza di abitazioni popolari o a canoni accessibili. I precari stimano in 400 milioni di euro il volume degli affitti in nero nella Capitale. Ma non è soltanto un problema di casa, che è solo una conseguenza della mancanza di redditi dignitosi. «Sono in piazza per mio figlio Andrea, giovane fisico in fuga e per tutti i giovani d'Italia» recita il cartello portato da una donna. «Mio figlio è un laureato 3+2 con 110 e lode e una tesi in neuroscienza - sintetizza la donna - È dovuto emigrare a Londra per un dottorato per il quale viene pagato 1.500 euro». E sono «oltre 2 milione i Neet in Italia, ovvero i giovani che non studiano non lavorano e non si formano; sfiora il 30% la disoccupazione giovanile», sottolinea Salvo Barrano, archeologo free lance tra i 14 promotori della manifestazione. Tra loro anche Ilaria Lani, responsabile Politiche giovanili della Cgil: «Siamo in una condizione di stabile precarietà» che coinvolge già «due generazioni di lavoratori segnati da contratti a termine, senza diritti e con retribuzioni da fame. Servono risposte adesso». condensato da corriere.it
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