Spiacevoli sorprese per i cittadini romani nelle buste paga di questo mese: troveranno un aumento dell’addizionale comunale del 2011, accresciuta, per i redditi superiori alle 45.000 dallo 0,5 allo O,9 per cento. E’ tuttavia presumibile che tale maggior onere non provochi molto di più che un lieve dispetto nella mente dei contribuenti, lasciando, infatti, esonerati la massa dei contribuenti romani appartenenti alle fasce inferiori a tale limite di reddito annuale di 45.000 euro. Ma forse l’aumento pro capite che, sommato a tutte le altre addizionali, determinerà un carico complessivo di 1.750 euro per i contribuenti romani che oltrepassano i 45.000 euro con un incremento medio di poco superiore ai 315 euro.
Tutto sopportabile e del resto già noto da alcuni mesi ai più avvertiti contribuenti, derivando tale aumento dalla legge 30 luglio 2010 n.122 (“misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria “) e presumibilmente non aggravato sensibilmente dall’aumento (0,15 per cento) dell’imposta regionale per le attività produttive (Irap).
E tuttavia tali provvedimenti, in apparenza poco più che pannicelli caldi, potrebbero essere il sintomo iniziale di un’esposizione complessiva del debito di Roma la cui consistenza, nella concomitanza della sua assunzione al rango di capitale d’Italia, è ancora lontana dall’essere conosciuta nel suo effettivo ammontare.
La stessa singolare circostanza di due commissari al debito della città, in reciproca contestazione di legittimità, è la conferma dell’esistenza di un dissidio di vedute sull’ammontare effettivo del debito della città e sulle modalità del piano di rientro.
Le cifre che ufficiosamente sono sussurrate nell’area degli addetti ai lavori spaziano da 9 miliardi (rapporto della Corte dei Conti del luglio dello scorso anno) fino a 15 o 16 miliardi di altre e più aggiornate interpretazioni.
Fatto sta che la cifra di 70 miliardi stabilita come limite dell’ammontare totale del deficit complessivo dei Comuni italiani, non tiene, dichiaratamente, conto del debito di Roma.
Insomma nella fase del passaggio al federalismo fiscale, Roma (3 milioni di abitanti pari al 5 per cento del totale nazionale) sembrerebbe sopravanzare di oltre il 20 per cento il debito complessivo degli 8 mila comuni (60 milioni) d’Italia di cui essa è divenuta ufficialmente la Capitale.
Con l’aggiunta, di non solo curiosità statistica, che vede i romani oberati da un fardello di debito pro capite pari a circa 5 volte superiore a quello dei cittadini di tutti gli altri comuni.
(Pierluigi Sorti)
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