mercoledì 22 giugno 2011

GS Legionari Padova, il medico risponde

Nell'articolo Ipertensione e corsa abbiamo visto come si debba comportare il runner iperteso; molti amatori con pressione a riposo normalissima non superano però la visita sportiva a causa dell'ipertensione sotto sforzo. Lo stupore in genere è grande visto che il soggetto sta benissimo
Esiste una profonda differenza fra chi è normalmente iperteso e chi ha una pressione alta solo sottosforzo.
Iperteso costante – L'idoneità sportiva viene negata (per esempio in presenza di pressioni superiori a 140-90 mmHg) perché, se la pressione viene controllata con farmaci, questi farmaci sono in genere considerati dopanti (betabloccanti, diuretici ecc.). Se non esistono danni d'organo (disturbi di tipo retinico o ipertrofia cardiaca eccessiva), l'attività fisica è indicata perché in genere non innalza oltre misura la pressione sotto sforzo e, anzi, contribuisce ad abbassarla per il fenomeno dell'ipotensione post-sforzo. Insomma il soggetto può fare sport, ma non gare. La posizione è abbastanza discutibile, visto che molti atleti che soffrono d'asma possono assumere cortisonici e gareggiare.
Iperteso solo sotto sforzo – I valori accettati massimi sono 230-100 mmHg; valori che francamente sono già abbastanza alti. Durante la pratica dell'attività fisica, paradossalmente un iperteso sotto sforzo è in una situazione peggiore di un iperteso normale e quindi va necessariamente indagata la causa del problema. Le cause principali sono sostanzialmente tre:
a) stress. Il soggetto avverte la prova come un esame e, anche a livello inconscio, si attivano tutti i meccanismi tipici dello stress con innalzamento pressorio notevole. Non è possibile eliminare il problema se non farmacologicamente (per esempio assumendo un tranquillante prima della prova). In genere l'agonismo è controindicato (e quindi è corretto che l'idoneità agonistica non venga data) perché il soggetto con la gara comunque innescherebbe il processo stressante. Personalmente ho seguito una decina di casi e tutti avevano tratti psicologici comuni. Più che di emotività, parlerei di iperattivazione nei confronti dello sforzo. Infatti un tratto comune che avevo rilevato è che, soprattutto nelle gare corte, avevano la tendenza a partire sempre troppo forte (magari seguendo avversari più forti di loro), strategia causata da un'eccessiva attivazione pregara.
Per escludere totalmente come causa lo stress da prova, conviene eseguire il test più volte da soli, nella tranquillità di casa (gradino di 40 cm, per un soggetto alto 170 cm, 3' di salita sincronizzata, tipo salita-discesa in 2"), misurandosi la pressione con un misuratore affidabile.
b) Mezzo di indagine. Si deve notare che molte ipertensioni da sforzo vengono rilevate con l'impiego del cicloergometro. La pressione durante lo sforzo sale di più in soggetti muscolosi (più muscoli lavorano, maggiore deve essere lo sforzo per far giungere sangue ai distretti) e quindi nel ciclismo può essere maggiore perché si usa più forza che nella corsa di resistenza. In altri termini un runner che non è abituato a pedalare e che in corsa usa forze sempre molto basse (pensiamo a un maratoneta) e che per sua natura sia molto muscoloso, può rilevare al cicloergometro una pressione sottosforzo decisamente maggiore rispetto a quella che ha nella normale corsa aerobica. Si tratta di un falso positivo che purtroppo la legislazione sportiva non prende in considerazione. In tali casi sarebbe opportuno ripetere la prova da sforzo con il classico cubo, anziché con la bici.
c) Rigidità dei vasi. Questo è il caso in cui effettivamente la pratica sportiva, non solo agonistica, ma anche ad alta intensità, è sconsigliabile. In altri termini, sotto sforzo c'è un comportamento anomalo perché le pareti dei vasi sanguigni non si dilatano abbastanza, cioè in parole povere sono troppo poco elastiche per poter seguire lo sforzo. Paradossalmente la pratica dell'attività sportiva dovrebbe proprio favorire tale elasticità.
In questi casi la soluzione migliore (per non perdere i benefici dello sport) è di studiare la prova da sforzo per identificare una frequenza cardiaca al di sotto della quale la pressione si mantiene entro valori accettabili e fare sport con il vincolo del non superamento di tale soglia. Notate come in questo caso l'uso del cardiofrequenzimetro sia giustificato a fini salutistici, mentre non lo è per tali fini nella maggioranza della popolazione dove i meccanismi organici di controllo dello sforzo sono ben più affidabili e sofisticati di un cardio.

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