giovedì 7 luglio 2011

L'altra casta ciclistica, un record lunare

PAOLO MARABINI Era il record del ciclismo più longevo della storia. Oltre 15 anni di resistenza, 5270 giorni senza riuscire a schiodare quel granitico 4' 11"114, stampato sui 4 km dall' inglese Chris Boardman, che a Manchester, il 29 agosto 1996, spingendo un rapporto disumano - 51x12, quasi 9 metri con una pedalata - sconfisse nella finale mondiale dell' inseguimento l' azzurro Andrea Collinelli, fresco di oro olimpico e primatista in carica sino a 24 ore prima. Sì, Boardman, quel gigante che, rannicchiato su una bici avveniristica poi vietata dal regolamento, con le braccia sdraiate sul manubrio a canna di fucile, pochi giorni dopo quella prodezza portò il record dell' ora a 56,375 km, limite mai più avvicinato da nessuno, anche perché quattro anni più tardi l' Uci lo congelò, approvando solo i record realizzati con bici convenzionali. Come Bolt Ebbene, da ieri Boardman, il suo mostruoso 4' 11"114 e la sua era chiacchierata non ci sono più, spazzati via dall' australiano Jack Bobridge ai campionati nazionali, sulla pista del Dunc Gray Velodrome di Sydney: 4' 10"534 il tempo finale del 21enne talento di Adelaide, il giovane rampante che ha cancellato un mito. Un po' come dire Usain Bolt che demolisce il 19"32 sui 200 di Michael Johnson, uno dei totem della storia dell' atletica. L' impresa era comunque nell' aria. Già il baby fenomeno americano Taylor Phinney, iridato negli ultimi due anni, aveva fatto capire che i tempi per cancellare Boardman erano maturi. E Bobridge, un ragazzo per il quale aveva speso parole pesanti anche Lance Armstrong, formatosi un po' anche in Italia attraverso i tanti ritiri della Nazionale australiana in provincia di Varese, era l' altro predestinato più gettonato. Londra 2012 Dopo aver avvicinato l' inglese un anno fa nella stessa occasione (4' 14"427), ieri «Bobby» lo ha detronizzato dall' albo del primato dei 4 km siglando in qualificazione una prestazione superlativa. Poco prima aveva assistito alla prova di Rohan Dennis, esibitosi in un non meno stupefacente 4' 13"399. E il tempo del rivale (poi sconfitto nella finale corsa su crono più alti) gli ha dato la scossa: 1' 06"477 il passaggio al 1° km, 2' 07"270 al 2°, 3' 08"798 al 3°, prima dell' apnea finale culminata con il 4' 10"534 da consegnare alla storia. Nella quale, dal ' 64 al ' 67, entrò anche il mantovano Luigi Roncaglia, con un 4' 52" ormai lontano anni luce dalle ultime prodezze. «Non mi capacito ancora di quello che ho fatto - sono state le prime parole di «Bobby», pro' dal 2010 con la maglia della Garmin, iridato under 23 a cronometro nel 2009 e plurimedagliato su pista a tutti i livelli -: quando ho visto il tempo sul display, ho pensato che il cronometro si fosse fermato un giro prima. Sono molto sorpreso, perché non mi sono preparato in maniera specifica per questi campionati. Sì, mi sono allenato duramente, ma soprattutto in funzione dell' attività su strada». Non a caso tre settimane fa ha vinto il titolo nazionale nella gara in linea e oggi volerà al Tour del Qatar dove domenica, dopo il cronoprologo di 2,5 km, potrebbe indossare la prima maglia di leader. Ma il suo sogno, per ora, resta in pista. «L' oro olimpico a Londra con il quartetto non ha prezzo». **** 57,600 km la media oraria di Bobridge Con 4' 10"534 Jack Bobridge ha migliorato il record di Chris Boardman di 580 millesimi: sui 4 km, il 21enne australiano ha tenuto una media di 57,600 orari **** «SONO INCREDULO» «Non mi capacito ancora. Addirittura pensavo che il cronometro si fosse fermato un giro prima...» ha detto

Marabini Paolo Gazzetta dello sport

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