sabato 16 luglio 2011

Ciuffo seducente, delusione d'amore

Vademecum di un ragazzo cilentano per superare una delusione d'amore
immaginare di avere ottnt'anni

Immaginiamo di avere ottant’anni. La nostra vita è stata quasi del tutto vissuta, con tutte le sue gioie ed i suoi dolori. Proviamo a togliere il cuore dal nostro petto per analizzarlo. E’ fondamentale per fare un bilancio della nostra vita. Il più delle ...volte ci troveremo di fronte alla fotografia satellitare di una città, piena di vie, strade ed autostrade. Guardando con attenzione, però, capiremo subito che non si tratta di strade e vie ma di cicatrici. Proprio così. Quando saremo anziani, il nostro cuore sarà pieno di cicatrici. Ogni storia d’amore, anche la più piccola o addirittura mai vissuta, ci lascia dei segni indelebili. Si inizia dalle prime cotte adolescenziali, quando si è attratti dall’avvenente compagna di classe o prorompente professoressa. Queste piccole scaramucce d’amore ci lasciano dentro dei puntini, come dei brufoli scoppiati. Esce un po’ di sangue all’inizio, brucia un pochino ma poi dimentichiamo tutto. Noi dimentichiamo. Nel cuore, però, il ricordo di quel puntino resta, diventando bianco ed eterno. Poi…poi si arriva al primo grande amore. Il cuore nei giorni dell’amore è gonfio di gioia. Ci sembra di avere il mondo nelle nostre mani. Guardiamo tutto e tutti dall’alto in basso. Non ci manca nulla. All’improvviso, però, la catastrofe. Lei/lui che ci chiama dicendoci: “Mi dispiace da morire, credimi, io ti stimo tantissimo ma non provo più determinate emozioni. Addio”. Catapultati nel buio infernale, non sappiamo come ci sia potuto capitare ciò. A chi abbiamo nociuto per meritare un simile dolore? Disperazione, voglia di farla finita, rabbia ci offuscano la mente. In quel momento nel cuore c’è una ferita enorme. Il sangue sgorga a fiumi. Che fare? Come posso riconquistarla? Perché, diciamocelo, anche la più orgogliosa delle persone, in quei momenti, pensa a riavere quella persona. La malattia e la cura. L’antitesi per eccellenza. E’ possibile riconquistare una persona che ci dice di non amarci più? Non sarebbe, meglio, forse, convincerci che nella vita tutto passa ma niente uccide e cercare di iniziare a vivere, piano piano, di nuovo, la nostra vita? Speriamo di trovare una domanda alla fine di questo percorso, perché, sinceramente, nemmeno io, umile autore di queste pagine, conosco la risposta. Capitolo 1 I GIORNI DELL’ABBANDONO Da un po’ di giorni avvertivamo un suo cambiamento. Freddezza, magari appena accennata, poche parole dolci e noi che stiamo male ma non abbiamo il coraggio di chiedere chiarimenti per paura di quella risposta. Poi, un giorno, ti squilla il telefono ed arriva la sentenza: “Mi dispiace da morire ma nonostante ti stimi da morire, non provo le tue stesse emozioni ed ho deciso di non volerti più vedere né sentire”. Così, con parole simili a queste, la persona che amiamo ci lascia. Senza pietà, senza nemmeno cercare di dircelo in faccia, guardandoci negli occhi, quegli occhi che fino a qualche giorno fa erano, a suo dire, tutto. Sprofondiamo in un abisso, dove tutto è nero. Iniziamo a porci mille domande, chiedendoci il perché di quelle parole. Dove abbiamo sbagliato? Perché non me ne va una buona? A chi ho fatto del male prima di nascere? Ha un altro/un’altra? La voglia di uscire passa. Lo stomaco si chiude o si apre a dismisura. Ma…qual è il miglior modo per reagire? Riassumiamo in alcuni punti ciò che bisognerebbe fare, quando non riusciamo a veder che male e dolore. Nei primissimi giorni (una settimana, circa) non ci resta che abbandonarci al dolore, anche esternandolo, con lacrime, urla ed oggetti rotti. E’ normale e condivisibile anche il mangiar poco, il non voler vedere nessuno ed aver voglia di sprofondare, davvero, negli abissi.Evitare, nel modo più assoluto, di cercare lui/lei. Sarebbe un errore mortale perché ci giocheremmo ogni possibilità, anche minima, di riavere quella persona al nostro fianco. La mente delle persone è strana e contorta. Chi fugge attrae, chi c’è sempre stanca. Il non farci sentire, magari cancellandoci anche da Facebook o altro social (mai eliminare lei/lui, sarebbe un segnale di cattiva educazione). Far sentire la nostra assenza può essere il miglior modo per far capire la nostra importanza. Il silenzio è più rumoroso, spesso, di molte urla… Dopo i primissimi giorni di clausura, bisogna iniziare a riprendere, gradualmente, le redini della nostra vita in mano. Usciamo, curiamo il nostro aspetto, parliamo del nostro disagio e dolore con gli amici, cercando di esorcizzarlo. Non colpevolizziamoci. Non siamo stati noi (o solo noi) a sbagliare. Non cercare subito un’altra persona. E’ vero che chiodo scaccia chiudo ma gli essere umani non sono degli oggetti da utilizzare per lenire il nostro dolore. Non dimentichiamo che lealtà e correttezza devono essere i principi guida della nostra esistenza. Inoltre, il nostro cuore, in questa fase, è ancora, ferito. Un’altra persona potrebbe confonderci le idee rischiano di peggiorare la nostra situazione. Mostra altro
Di: Raffaele Meola
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