lunedì 14 marzo 2011

Cesena, notizzie dalla Libia a 500 mertri dal bunker di Gheddafi

Cesena, notizie dalla Libia a 500 metri dal bunker di Gheddafi
Niente di ironico, una testimonianza diretta, meglio delle tante fatte da tv con mezzi e soldi; Damiano - tramite il blog di Alessandro Mazza di Cesena, mazziatore.it al quale ha collaborato in passato anche Giovanni Farzati - Damiano,nato e cresciuto in Libia, racconta cosa sta succedendo a Tripoli e non tutto è come appare in tv. Può contare su inviati d’eccezione: la propria famiglia, nata e cresciuta a Tripoli. In un posto molto particolare.
Che aria si respira a Tripoli?
Prima che tutto fosse scoppiato la vita a Tripoli era, tutto sommato, normale. L’ingerenza della polizia non era forte per gli stranieri mentre i libici si adattavano al fatto che la libertà fosse limitata e che ci fosse la repressione.
In quali azioni si traduce la dittatura?
Non è dato contestare il regime, tutto è censurato e controllato, tv giornali… e non ci sono libertà di espressione e neanche di aggregazione. Ad esempio al Congresso Popolare (il nostro Parlamento, ndr) si incontravano i congressi minori in rappresentanza delle aree geografiche ma poi tutte le decisioni era filtrate da Gheddafi e dalla sua famiglia.

I tuoi parenti invece sono a Tripoli al momento?
Sì, sono forse a 500-600mt di distanza in linea d’aria dalla base dove c’è il bunker di Gheddafi.

Che situazione vivono? Che aria si respira?
Parlo con loro tutti i giorni grazie a Skype. A Tripoli l’immagine della situazione è stata gonfiata. Si è parlato di fosse comuni ma in realtà è un cimitero. E poi i bombardamenti sulla folla, nessuno della mia famiglia li ha sentiti o ha sentito di qualcuno che ne parlasse o li avesse visti.

Ma le rivolte di piazza sono vere?
C’è una calma apparente. Il regime vuole dare l’immagine che sia tutto calmo e tranquillo ad esempio attraverso la compagnia telefonica mandano messaggi di tornare a lavorare, di portare i bambini a scuola, che è tutto sotto controllo. Le sparatorie si sono sentite i primi giorni, soprattutto la sera. Quello che succedeva, e succede ancora, è che durante il giorno la gente esce, va a fare la spesa, sembra che la vita stia riprendendo, hanno riaperto la scuola però c’è un tacito coprifuoco e alla sera la gente non esce.

E i mercenari?
Mio fratello ha detto che i mercenari non si sono visti a Tripoli, c’è molta polizia ma sono libici.

Ma il popolo vuole la democrazia?
Assolutamente sì. I discorsi di Gheddafi con i sostenitori in piazza verde sono pilotati. Ne sono sicuro. Sono stato con mio padre ad una manifestazione del primo settembre e la gente era costretta ad andarci per non perdere la licenza del lavoro. Lo facevano già in tempi non sospetti. Ci sarà una piccola parte di persone che ci crede ma la maggior parte sono costrette o hanno un altro tipo di interesse.

Sei nato e cresciuto in Libia, come vedi il futuro del tuo paese?
Non mi aspettavo assolutamente questo marasma perchè sono ancora convinto che la Libia sia molto diversa da Tunisia ed Egitto. Sia per come è strutturata sia per il fatto che il regime è stato molto più repressivo che negli altri paesi. Pensavo che questo avesse portato all’assopimento di qualsiasi tipo di ribellione. Invece mi hanno sorpreso e hanno alzato la testa e non credo la ribasseranno. I ribelli non possono permettere che una persona che ha ucciso i loro familiari e chiamato mercenari per uccidere il suo popolo resti al potere. Non credo neanche che possa esserci una Libia divisa in due perchè chi si è ribellato non può volere alle porte della potenziale nuova nazione ancora il regime di Gheddafi. In questi giorni sembra che stia nascendo un nuovo governo a favore di una democrazia genuina e non di stampo islamico. Mi auguro e prevedo che il regime cadrà, le domande sono quando, come e con quanti morti.

Da cosa trai queste conclusioni?
Mio fratello mi ha trasmesso queste sensazioni anche parlando con altri ragazzi ma a Tripoli la gente non dice niente perchè le comunicazioni sono intercettate, tutti hanno paura di parlare anche tra di loro.

Come sono visti gli italiani in Libia?
C’è sempre stato un rapporto di amore e odio, non solo da parte del regime in sé. I giovani sono filo occidentali ma c’è una parte di popolazione che può non vedere bene gli stranieri. Sotto il regime erano visti come l’invasore che è tornato ma in realtà c’è sempre stato desiderio di legarsi con loro non solo a livello economico ma anche culturale. Gli altri paesi, tra cui anche l’Italia, sono visti come esempi di libertà.

Una parola che raccolga tutto? Rivoluzionario?
Sì ma anche storico. Comunque direi “finalmente”. Quanto succede rinfresca l’immagine del popolo arabo in generale restituendogli dignità. Forse dignità è la seconda parola che userei.

I tuoi familiari perchè restano a Tripoli?
Hanno tutta la loro vita a Tripoli e partire in una situazione così non sai bene cosa trovi al ritorno. Né se ritorni.

Nessun commento:

Posta un commento