venerdì 30 settembre 2011

Ciuffo seducente , Opinione di Erica e Omar, ciak 1

Eppure vorrei dimenticare.Dimenticare quegli occhi e quello che hanno visto.Dimenticare quello che ha fatto.Io lo potro’ fare,lei dovra’ stare con se stessa per tutta una vita.

Replica pinoscaccia
30 settembre 2011 alle 00:34
Sicuramente il fratellino di undici anni non potrà fare niente.

Replica Michela
30 settembre 2011 alle 00:36
come disse Luciano Garofano ex comandante dei RIS, i genitori di Erika non sono venuti a capo di lei…dava già segni diabolici…non credo nella sua redenzione…troppo comodo…

Replica pinoscaccia
30 settembre 2011 alle 00:41
Vabbè, le responsabilità (morali) sono anche del padre. Troppo distratto. A quei tempi la ragazzina spendeva 600 mila lire al giorno: non si è mai chiesto a cosa servissero. Ma è storia passata. I particolari della strage sono raccapriccianti, soprattutto come ha infierito sul fratellino. Troppo facile dire: non ricordo.

Replica fausta68
30 settembre 2011 alle 00:38
“lei dovrà stare con se stessa tutta una vita”…. è la punizione peggiore…..

Replica irisilvi
30 settembre 2011 alle 00:40
Nessuno puo’ piu’ fare nulla….

Replica pinoscaccia
30 settembre 2011 alle 00:44
Ti dirò di più: ha anche tutto il diritto di essere lasciata in pace. Il problema di coscienza è tutto suo. Ma non vorrei che, con quella faccia d’angelo, diventasse un simbolo (perverso), come succede con tanti criminali “famosi”. Questo non sarebbe accettabile.

Replica Gianluca
30 settembre 2011 alle 00:56
ho il brutto presentimento, che diventeà un simbolo!

Replica irisilvi
30 settembre 2011 alle 00:58
Chissa’….se ha capito ,se ha chiesto perdono ,se si è perdonata.Senza questi passaggi fondamentali non potra’ mai stare in pace(?).Poi il male ha sempre avuto adepti,specialmente nelle sue piu’ terribili rappresentazioni.Il male è banale e spesso è pure dentro di noi,se non lo guardiamo dritto negli occhi puo’ farci soccombere.

Replica pinoscaccia
30 settembre 2011 alle 01:02
Non ha mai chiesto perdono. E neppure ha mai confessato. Dice che…non ricorda nulla. Somiglia tanto a quella signora di Cogne (condannata tre volte)…
Io per fortuna quegli occhi li ho guardati.
Proprio perchè sappiamo tutti che il male “attira” bisogna stare in guardia. Il senso del post è questo, non certo quello di infierire.

Replica irisilvi
30 settembre 2011 alle 01:05
Allora è perduta….

Replica Marco Alici
30 settembre 2011 alle 09:58
I grandi “media” farebbero cosa buona se li lasciassero stare, resistendo alla tentazione di racimolare qualche lettore in più esibendo inutili pruriginose interviste.
A noi anonimi cittadini basti il ricordo di quello che è successo per trarne insegnamenti per la nostra vita.

Replica stellacarbonea
30 settembre 2011 alle 11:54
Pino, non ci crederai, ma anche io ho pensato le tue stesse cose. Mi fa “sorridere” leggere che lei affermi “Mia mamma mi manca da morire. Vorrei tanto fosse qui con me. Io sono spaventata. Ho perso mia mamma e mio fratello, ancora non riesco ad accettare che non ci siano più”. Bisognerebbe ricordare, a Erika, che se sua mamma e suo fratello non ci sono più, non è a causa di una malattia, di un incidente o altro, ma è solo e soltanto per colpa sua. Farebbe bene, una buona volta, a riconoscerlo e, magari, pentirsene pure, il che non guasterebbe affatto!

Replica luciogialloreti
30 settembre 2011 alle 11:55
Caro Pino , vorrei che qualcuno mi spiegasse il perchè Omar è già fuori e Erika stia per uscire ! Funzione rieducativa della pena …?? Assurdo!!

Replica Marco Alici
30 settembre 2011 alle 12:40
Omar fu condannato a 14 anni, Erika a 16; entrambi probabilmente hanno usufruito di sconti di pena previsti dalla legge.

Su wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Delitto_di_Novi_Ligure) c’è una ricostruzione del caso abbastanza minuziosa. Ed agghiacciante.

Replica marisamoles
30 settembre 2011 alle 13:18
Se è vero che ha detto ciò che è stato riportato, avrebbe fatto molto meglio a tacere. Ancora non so come abbia fatto il padre a starle vicino. Forse hai ragione tu, Pino: saranno stati i sensi di colpa di un padre distratto.

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