venerdì 13 gennaio 2012

Ciuffo seducente ciak2

HO PAURA,SONO OPERAIO, LAVORARE E' LA SOLA COSA CHE SO FARE,ADESSO HO PERSO IL LAVORO, HO VENDUTO L'AUTO, HO PAURA, HO PAURA, HO PAURA DI TUTTO, HO PAURA DI ME STESSO. gf


La crisi continua a fare vittime. E dopo i suicidi di imprenditori, in Veneto il dramma della disoccupazione colpise ora anche gli operai. L'ultimo caso è quello di un operaio metalmeccanico 45enne, senza lavoro da quattro mesi: si è tolto la vita nella taverna della sua abitazione. E' accaduto in provincia di Vicenza. Secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto l'azienda dove l'uomo lavorava, a settembre aveva ridotto il personale a causa della crisi, e fra le persone lasciate a casa c'era anche lui. Il disoccupato viveva da solo con la madre anziana, 82 anni: ieri ha atteso che la donna uscisse di casa per fare la spesa ed è sceso in taverna per togliersi la vita.

Gli inquirenti hanno descritto l'uomo come vittima di una grave depressione, per più motivi: assillato dall'idea di non riuscire più a mantenersi, tormentato da alcuni dissidi famigliari, turbato a causa della perdurante disoccupazione. Nella taverna, l'operaio ha preso una vecchia pistola a tamburo, se l'è puntata alla testa e ha fatto fuoco. La madre al ritorno l'ha trovato sul pavimento, in una pozza di sangue. Secondo i carabinieri di Thiene l'arma, priva di matricola, era un revolver della Prima guerra mondiale. All'operaio già nel 1996 era stato tolto il porto d'armi, a causa delle ricorrenti crisi depressive.

«Purtroppo, quando si passa da una vita normale a una condizione ai margini della povertà, la disperazione rischia di prendere il sopravvento - commenta Riccardo Dal Lago, segretario vicentino della Uil - Questi sono mesi in cui Vicenza ha perso molti posti di lavoro, e ricollocare le persone è sempre più difficile: si può e si deve fare di più in termini di riqualificazione professionale, anche perché certe situazioni nel futuro saranno sempre più spesso quotidianità». Per Franca Porto, segretaria veneta della Cisl, «ci vuole anzitutto grande rispetto per la persona che muore e per chi resta, in queste situazioni. Il lavoro è importantissimo, tutti quelli che hanno delle responsabilità devono darsi da fare perché ci sia. Ma in generale ogni persona, ogni cittadino, deve darsi da fare e non far prevalere il senso di sconforto di fronte alla crisi».

La segretaria vicentina della Cgil, Marina Bergamin, reclama «un vero e proprio "Piano per il lavoro". Insieme allo sforzo, che chiediamo a tutte le aziende, di continuare a usare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili e di non licenziare. Quello che pochi indagano sono gli effetti psicologici sulle persone e le famiglie della perdita dell'occupazione: il lavoro è identità, oltre che reddito».
www.affaritaliani.it

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