lunedì 10 gennaio 2011

Calabria, Musolino, precario giornalista, racconta dei cronisti calabresi

La penna può diventare la tua croce, la tua morte annunciata, stai attento a quello che scrivi; fare il gionalista in Calabria; uno dei sei vincitori dell’ ultima edizione del Premio Giuseppe Fava racconta il suo lavoro e le difficili condizioni in cui molti giovani cronisti come lui sono costretti a lavorare, stretti fra le minacce della ‘ndrangheta e il potere sfuggente degli editori – ‘’E’ necessario un patto di onestà tra il giornalista e i propri lettori. Se questi leggono un nostro articolo è perché vogliono trovarci dentro la verità, la notizia. Spesso, però, qui da noi questo non avviene’’
Ne è assolutamente convinto Lucio Musolino, uno dei sei giovani cronisti a cui mercoledì scorso è stato assegnato il Premio Giuseppe Fava 2011. Con lui sono stati premiati altri cinque giovani giornalisti calabresi: Giuseppe Baldessarro, Ferdinando Piccolo, Michele Albanese, Giuseppe Baglivo, Antonio Nastasi. Tutti vittime di intimidazioni mafiose: dalle semplici pacche sulle spalle in tribunale, ai messaggi durante i processi, alle ambasciate degli avvocati, fino ai proiettili nelle buste e alle bottiglie di benzina davanti a casa.
«Un giornalista precario di 28 anni, legato alla sua terra, legato al concetto di giornalismo con la schiena dritta»: così Claudio Fava ha presentato Musolino, vittima di intimidazioni per aver pubblicato le informative dei Ros su stralci di conversazioni e intercettazioni sospette, che riguardavano alcuni esponenti mafiosi e in cui figurava anche il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti.
«Purtroppo il problema in Calabria, come in Sicilia, è uno: quali notizie dare e quali no. Noi paghiamo per aver reso pubblico il lavoro dei magistrati. Ma non c’è un altro modo per fare questo mestiere. Se dovessi cambiare modo di lavorare, piuttosto cambierei lavoro». Musolino, dopo essere stato querelato da Scopelliti e licenziato dal suo quotidiano, Calabria Ora, vive oggi nella condizione di giornalista precario. Un caso, il suo, sottolinea Fava, che rappresenta «una generazione di giornalisti, spesso giovani, che ha accolto dentro di sé il messaggio di Pippo Fava. Questi cronisti sono in pericolo perchè rischiano di diventare marginali agli occhi di tutti».
Musolino è assolutamente convinto che il buon giornalista debba soprattutto rispettare un patto di onestà con i suoi lettori. Giovanni Farzati

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