YouReporter, 4 milioni pagine viste e un milione di utenti unici nell’ultimo mese.
130.000 contributi fra video e foto, 4 milioni pagine viste e un milione di utenti unici nell’ ultimo mese. Questi i numeri della piattaforma web italiana di video giornalismo partecipativo, on line dal 2008 – In una intervista a Lsdi Angelo Cimarosti, uno dei suoi fondatori, racconta l’ esperienza che ha portato YouReporter a diventare uno dei più grossi centri di giornalismo partecipativo in Europa, bacino di materiali anche per le grandi testate, come è avvenuto in occasione di avvenimenti drammatici come il terremoto in Abruzzo, la strage di Viareggio, l’ alluvione in Veneto – Una piattaforma di condivisione di materiali audio e video in cui il cittadino è realmente l’ editore di se stesso – Materiali che, osserva Cimarosti, possono integrare, non certo sostituire il lavoro giornalistico: giornalismo “partecipativo” è la giusta definizione del servizio offerto da YouReporter, in caso contrario si tratterebbe di “giornalismo suppletivo”. Non è la stessa cosa.
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di Marco Renzi
130.000 contributi fra video e foto, 16.500 utenti iscritti, 4 milioni pagine viste e un milione di utenti unici nell’ultimo mese. Questi i numeri di YouReporter la piattaforma web italiana di video giornalismo partecipativo on line dal 2008.
Nonostante l’ incredibile successo, se cercate fra i contenuti di Google news non troverete traccia del portale italiano. Come mai?
L’ abbiamo chiesto ad uno dei suoi fondatori, il giornalista Angelo Cimarosti:
- Misteri. Che sia perché ritengono che , pur così piccoli, possiamo fare concorrenza a You Tube? Fossi in loro non mi cruccerei e applicherei alla lettera il motto dei Malatesta: “Elephas Indus culices non timet” l’ elefante indiano non teme le zanzare. A mio avviso è impossibile fare concorrenza a YT, inoltre non è il nostro “mestiere”!
D: Come sei arrivato a fare il giornalista e cosa fai adesso, a parte YouReporter?
R: Ho iniziato in televisione, sono stato anche al Gazzettino. Per lungo tempo ho diretto Sei Milano, la tv all-news milanese fatta da videogiornalisti (quella fondata da Benetton, su modello NewYork One). E’ proprio da quella esperienza molto formativa, per me e per gli altri, che l’ avventura di YouReporter è stata quasi uno sbocco naturale. Attualmente dirigo un piccolo telegiornale di una syndication Tg, Canale Italia. Poi nella primavera 2007 abbiamo iniziato, io, Stefano De Nicolo, Luca Bauccio e Alessandro Coscia a progettare YouReporter, che è online dal 28 aprile 2008.
D: Una vita in tv e quindi non troppo improvvisamente arriva un’ idea, a dir poco rivoluzionaria….
R: In realtà è rivoluzionaria perchè i mezzi ora lo permettono. Prima internet, poi la diffusione dei device. Però è la strada che mi ha sempre affascinato, quella dell’ allargamento delle fonti del giornalismo e una partecipazione allargata ai processi di produzione delle news. Perchè è bene dirlo subito, per quanto riguarda il nostro punto di vista di partenza, ed anche per l’idea che ci siamo formati passo passo: il citizen journalism, o meglio il “giornalismo partecipativo” (nella sua valenza etimologica del “prendere parte”) non è un altro giornalismo. Per esserlo gli mancano alcune tappe della filiera, come per esempio la verifica e la gerarchizzazione editoriale. E’ proprio l’allargamento del panorama, la possibilità di avere più fonti. E, da parte dell’utente, quello di raccontare in modo più efficace le proprie storie e il proprio punto di vista. E’ una grande occasione di comunicazione, con qualche ovvio rischio. Quello che se i giornalisti e i media mainstream non fanno poi il proprio lavoro, quello di verifica e di correlazione delle notizie, si rischia il fake, o peggio l’infortunio giornalistico.
D: Dunque come nasce l’idea e poi come è stato possibile realizzare il progetto e infine chi sono i tuoi compagni di strada?
R: L’idea nasce dalla constatazione che in giro c’era molto materiale amatoriale, ma nessun luogo in rete per farlo arrivare. Con l’esperienza giornalistica sul campo, magari ti trovavi sul luogo di un fatto, c’era una persona che aveva un filmato su una telecamera, ma poi non sapeva come inviarlo. La scommessa è stata realizzare un portale di condivisione di foto e video che potessero avere interesse giornalistico ma mandate dagli utenti, a libero accesso per le testate, seguendo le regole di citazione. Per far questo non bastavano due giornalisti, io e Stefano De Nicolo, ma c’è stato bisogno di aggiungere un informatico Alessandro Coscia, e un avvocato Luca Bauccio. In questo modo eravamo un team equilibrato per la start up: abbiamo fatto tutto da soli, nessun finanziamento, nessuna partnership esterna e anche, volutamente, nessun modello di business. Ce lo potevamo permettere: niente banche, niente soci occulti di maggioranza, niente padroni, niente debiti
D: Sul modello di business vorrei eccepire che il modo di far soldi più in voga in rete, forse l’unico valido e usato dalla stragrande maggioranza delle imprese on line, è implicito nel vostro portale: ovvero generare grandi flussi di traffico che a loro volta attraggono pubblicità e quindi si traducono, o dovrebbero tradursi in denaro…
R: Certo, ma questo dei volumi è uno scenario che si è aperto molto dopo. La prima sfida era avere risorse per poter gestire e mandare online quelli che, attualmente, sono 130.000 contributi presenti sul sito, e poi crescere, incrementare le funzioni (in tre anni e mezzo tre cambiamenti totali di grafica con quello che ne consegue). Diventare molto più “solidi” come infrastruttura, per poter reggere, ad esempio, una sorta di ruolo quasi pubblico in “grandi eventi di cronaca” come l’ alluvione della Liguria, o, un anno fa, in Veneto. Dove forse l’80% delle immagini amatoriali girate passa su YouReporter o anche attraverso YouReporter. Poi, certo, crescere.
D: Gli spunti sono molteplici ogni riflessione che fai meriterebbe un approfondimento, a mio modo di vedere. Cominciamo dall’ assetto attuale e se vuoi dalle spese iniziali. Ovvero economicamente quanto vi è costato mettere su il portale (non importano le cifre se non vuoi, ma facci capire il tipo di impegno), quanto lavoro, e poi lo stato attuale, quanti server e costi di gestione.
R: L’ assetto attuale è lo stesso di quello di partenza. Il capitale di investimento, a parte le ovvie spese di legge, registrazioni, brevetti etc, è stato solo il nostro lavoro. Sia chiaro che per dei privati che vivono del loro stipendio, le spese di impianto di un’ attività in una paese “burocratizzato” come il nostro non sono indifferenti, ma stiamo parlando di migliaia di euro, non di decine di migliaia, sarebbe costato immensamente di più se ognuno non fosse stato un esperto nel suo campo e non avesse investito nottate di impegno. Questo è stato l’ investimento: nottate di lavoro per tutti!
Seguire gli attuali costi di gestione è molto complicato: cifre, server, necessità di banda, aumentano e variano in continuazione, posso dire che il bilancio 2010 era in sostanziale pareggio. Siamo rimasti noi 4 affiancati da un gruppo di amici che ci aiuta dall’esterno.
D: All’ inizio vi siete ispirati a You Tube oppure avete pensato da subito di privilegiare l’ aspetto giornalistico?
R: La definizione dell’Ansa appena lanciata YouReporter era stata “lo YouTube dei giornalisti”. In realtà l’ ispirazione guardava siti di citizen journalism all’estero, come iReport. Declinata all’ italiana, quindi permettere, ad esempio, anche l’ invio di foto. YT è solo un imprescindibile riferimento tecnologico per qualsiasi sito di videosharing. Per noi fu subito chiaro il campo operativo: “news from you”.
D: Il successo è stato immediato? Inteso come afflusso di video e foto?
R: In cinque mesi avevamo già toccato le 500 mila pagine visitate/mese.
D: Quando vi sieti resi conto che avevate fatto centro.
R: Questo mese (ottobre 2011) sorpassa nettamente i 4 milioni di pagine visitate e per la prima volta tocca un milione di utenti. Credo che ci si renda conto che la cosa funziona non appena viene ripresa dai Tg e dai media mainstream, Repubblica.it. Corriere.it etc. E questo avveniva giù nel maggio 2008, ad un mese dalla partenza. Poi ci siamo resi conto che la cosa si era radicata con il terremoto in Abruzzo, la tragedia di Viareggio e i molti disastri naturali. Il grande salto è avvenuto un anno fa con l’alluvione in Veneto. Gli abitanti dei luoghi colpiti erano senza le notizie e grazie al nostro lavoro hanno potuto diventare repoter. I video dalle zone della sciagura sono diventati spesso anche materiale di denuncia per sollecitare interventi pubblici nelle aree colpite dal disastro. Attualmente gli utenti iscritti che inviano contributi sono circa 16.500.
D: YouRepoter è relativamente giovane, ma in questi tre anni la diffusione sempre maggiore di telefonini multifunzione per non parlare poi dei tablet e degli smartphone avrà fatto decollare definitivamente l’afflusso contributi sul vs. portale?
R: Questo allarga ulteriormente le possibilità. Un solo dato: dall’ app di YouReporter per Iphone in meno di due mesi sono arrivati 7 mila tra video e foto.
D: E veniamo all’ aspetto giornalistico, YouReporter fa da collettore e basta?
R: YouReporterRit è solo un portale. Non fa filtro e non fa interventi editoriali, è tutto automatizzato. Abbiamo poi un sito a parte, YouReporter News, una testata giornalistica registrata, i cui contenuti vengono redatti da noi e da alcuni giornalisti collaboratori. Per il momento è online, serve soprattutto per le dirette degli eventi più grandi e pubblica solo alcune notizie. In questo spazio vorremmo approfondire dal punto di vista giornalistico spunti e segnalazioni che riceviamo attraverso YouReporteRit o altrove. E’ uno sviluppo che ci interessa molto per il futuro, ma va fatto un passo alla volta e con una copertura di risorse adeguate. Ci sono troppe iniziative lanciate con rullare di tamburi che diventano un bagno di sangue per gli investitori e per chi le crea.
Dal punto di vista tecnico YouReporteRit è una piattaforma di condivisione di video e foto di citizen journalism. Chi si iscrive invia i propri contributi per condividerli con altri e diffonderli. E’ programmaticamente chiaro, e gli utenti dimostrano di saperlo molto bene, che si richiedono per quanto possibile contenuti di interesse pubblico, dalla via sotto casa al grande evento. Ma il sito non è regolato se non dalle sue condizioni d’uso: non fa selezione, non censura, rimuove solo su richiesta motivata e se viene segnalata una violazione di copyright. L’ utente titola la notizia, ne scrive la descrizione, la data e la localizza in uno degli 8.000 comuni italiani o in un paese estero. E’ lui l’editore di se stesso. Con tutti i pregi ma, ovviamente, con le eventuali responsabilità a suo carico se diffama qualcuno o se racconta cose false.
D: Quindi dal punto di vista giornalistico voi non intervenite in alcun modo oppure avete messo a punto un filtro tecnologico per limitare i danni?
R: Noi non interveniamo sulla notizia inviata e nella sua pubblicazione. Come YT e gli altri siti di videosharing del resto. E’ poi responsabilità dei giornalisti che utilizzano queste immagini se di loro interesse, fare le opportune verifiche. Devo dire che la percentuale utilizzata di storie “raccontate” si è rivelata quasi sempre affidabile , con le ovvie possibili eccezioni dovute ai grandi numeri.
D: L’essere diventati una, se non in molti casi l’unica fonte giornalistica per le notizie di punta della cronaca della maggior parte dei Tg nazionali vi lusinga? E’ corretto che sia così?
R: Non siamo assolutamente l’unica fonte. Se da un lato potremmo dire “magari”, dall’altro ci atterrirebbe. Le “fonti uniche” non portano a nulla di buono. Ma a parte che questo pericolo non lo vedo, credo che sia una cosa positiva che le redazioni di news possano accedere a materiale anche non professionistico e ampliare le loro fonti. Si tratta di materiale che può solo integrare, non certo sostituire il lavoro giornalistico. Se un editore pensasse di “sostituire” il materiale amatoriale a quello professionale farebbe un pessimo servizio ai suoi lettori e anche a se stesso. La qualità nel giornalismo è essenziale, e la maggior parte dei 16.500 iscritti di YouReporter sono cittadini che, con alcune interessanti eccezioni, non fanno il mestiere di cronista. Non è una “sfida” al giornalismo, è un aiuto. Sta ai giornalisti saperlo cogliere e riuscire a guidare questo nuovo fiume di notizie nell’alveo della verifica e della selezione. Giornalismo “partecipativo” è la giusta definizione del servizio offerto da YouReporter. In caso contrario si tratterebbe di “giornalismo suppletivo”. Non è la stessa cosa.
fonte www.lsdi.it
lunedì 31 ottobre 2011
Ciuffo seducente
Yotube-pensiero, Luca Abete fa il barista in un video per combattere l'abuso di alcolici tra i giovani, musica e parole di Giancarlo Di Muoio
Visi da adolescenti come angioletti; bere alcolici li storpia; facce sofferenti; occhi liquidi; poco più che ragazzini con la birra in mano; sono deboli; affamati di alcolici non di pastasciutta; Luca Abete, mitico inviato di Strscia, avellinese, fa il barista; ma è solo un video su Yotube, realizzato in collaborazione con il cilentano Giancarlo Di Muoio.
Parole, immagini, musica, scene da incubo; Giancarlo Di Muoio canta la disperazione di tanti giovani, di corse d'auto nella notte, in tutto questo un messaggio chiaro; se ti metti al volante ubriaco, rischi di finire i tuoi giorni molto presto, puoi rimanere invalido per la vita, sei un pericolo pubblico da evitare
Giovanni Farzati
Visi da adolescenti come angioletti; bere alcolici li storpia; facce sofferenti; occhi liquidi; poco più che ragazzini con la birra in mano; sono deboli; affamati di alcolici non di pastasciutta; Luca Abete, mitico inviato di Strscia, avellinese, fa il barista; ma è solo un video su Yotube, realizzato in collaborazione con il cilentano Giancarlo Di Muoio.
Parole, immagini, musica, scene da incubo; Giancarlo Di Muoio canta la disperazione di tanti giovani, di corse d'auto nella notte, in tutto questo un messaggio chiaro; se ti metti al volante ubriaco, rischi di finire i tuoi giorni molto presto, puoi rimanere invalido per la vita, sei un pericolo pubblico da evitare
Giovanni Farzati
Ciuffo seducente, ciak 1
I sicari di Borsellino; scarcerati,il figlio di Don Vito Ciancimino agli arresti domiciliari,il giudice Ingroia da Oliviero Diliberto; certo, per un magistrato (in prima linea) dichiarare ufficialmente di essere “partigiano” è quantomeno paradossale; non ci meravigliamo se la magistratura viene presa di mira dal governo.
Falcone veniva osteggiato dalla politica; alla fine anche lui si era infilato (o ce l'l'hanno infilato) nella politica; lavorava al ministero, mica più a palazzo di giustizia; erano solo e semplicemente due grandi magistrati. Che facevano il loro lavoro: così bene che li hanno uccisi. La mafia, in questo, è drammaticamente trasversale.
Borsellino,Falcone,Montalto,Livatino, Alessandrini, Mario Amato,Coco,Galli,Occorsio,Palma Scaglione, Costa, Gian Giacomo Ciaccio Montalto, Rocco Chinnici, Antonino Saetta,Antonino Scopelliti, Francesco Ferlaino, Francesca Morvillo, Cesare Terranova. E tutti gli altri che ,momentaneamente mi sfuggono .Mai schierati ma sempre sopra le parti.
Dichiararsi di parte quando si è ancora magistrati è gravissimo. Ma ormai siamo allo sbando; vanno in televisione e discutono della propria inchiesta: poi ci si lamenta dei processi spettacolo.
Falcone veniva osteggiato dalla politica; alla fine anche lui si era infilato (o ce l'l'hanno infilato) nella politica; lavorava al ministero, mica più a palazzo di giustizia; erano solo e semplicemente due grandi magistrati. Che facevano il loro lavoro: così bene che li hanno uccisi. La mafia, in questo, è drammaticamente trasversale.
Borsellino,Falcone,Montalto,Livatino, Alessandrini, Mario Amato,Coco,Galli,Occorsio,Palma Scaglione, Costa, Gian Giacomo Ciaccio Montalto, Rocco Chinnici, Antonino Saetta,Antonino Scopelliti, Francesco Ferlaino, Francesca Morvillo, Cesare Terranova. E tutti gli altri che ,momentaneamente mi sfuggono .Mai schierati ma sempre sopra le parti.
Dichiararsi di parte quando si è ancora magistrati è gravissimo. Ma ormai siamo allo sbando; vanno in televisione e discutono della propria inchiesta: poi ci si lamenta dei processi spettacolo.
Vallo della Lucania, fiori d'arancio, un professore sposa la sua ex allieva ventiduenne
Vallo della Lucania, fiori d'arancio, un professore sposa la sua ex allieva ventiduenne
Sposi, una folla di amici, giorni fa il lieto evento, curiosi; la moglie del professore non è di Vallo ma di un paese del Cilento costiero; prima amici, poi amanti, il professore, la sua allieva, donna matura; così un professore di Vallo ha coronato il suo sogno d'amore; l'ha prima guidata negli studi, adesso è la sua dolce metà.
Felici, si alzano al mattino; prima colazione; grandi progetti; questo è quando un vero amore porta due innamorati all'altare, alla faccia di tutti i gufi che ripetono che l'istituto del matrimonio è in crisi; il professore e la su ex allieva, magari ricordano, non senza nostalgia, i loro primi sguardi furtivi; magnifico! A, come amore; M, come matrimonio.
Le voci pettegole vallesi e le voci pettegole della marina; hanno tanto materiale per dire tutto; il contrario di tutto, si parlerà di loro fino a Natale; aneddoti e quello che potrà essere, se è incinta o no; se il matrimonio durerà o no; scriveva Giovannino Gureschi (autore del celebre Don Camillo e Don Peppone) e aveva ragione; ogni mondo piccolo è un piccolo mondo; come dargli torto. Giovanni Farzati
Sposi, una folla di amici, giorni fa il lieto evento, curiosi; la moglie del professore non è di Vallo ma di un paese del Cilento costiero; prima amici, poi amanti, il professore, la sua allieva, donna matura; così un professore di Vallo ha coronato il suo sogno d'amore; l'ha prima guidata negli studi, adesso è la sua dolce metà.
Felici, si alzano al mattino; prima colazione; grandi progetti; questo è quando un vero amore porta due innamorati all'altare, alla faccia di tutti i gufi che ripetono che l'istituto del matrimonio è in crisi; il professore e la su ex allieva, magari ricordano, non senza nostalgia, i loro primi sguardi furtivi; magnifico! A, come amore; M, come matrimonio.
Le voci pettegole vallesi e le voci pettegole della marina; hanno tanto materiale per dire tutto; il contrario di tutto, si parlerà di loro fino a Natale; aneddoti e quello che potrà essere, se è incinta o no; se il matrimonio durerà o no; scriveva Giovannino Gureschi (autore del celebre Don Camillo e Don Peppone) e aveva ragione; ogni mondo piccolo è un piccolo mondo; come dargli torto. Giovanni Farzati
domenica 30 ottobre 2011
Novembre, mese dei morti, Daniela scrive al suo papà recentemte scomparso..e a tutte le persone care che non ci son o più
Dove sarai ora? Quel grande mistero di cui abbiamo tante volte parlato fa ormai parte di te. Sei in pace e in armonia con te stesso? Niente più tormenti ed angosciose giornate lunghe e pesanti, in solitudine, vagando come un fantasma in antiche stanze, gonfie di silenzio e di ricordi gelatinosi. Il tempo non ti passava mai, perso nei tuoi infiniti e imperscrutabili pensieri, stretto nella feroce morsa della tua vita, lontano dove nessuno poteva nè voleva aiutarti. E gli ultimi mesi di grande sofferenza fisica, allettato, curato da una giovane, estranea ragazza moldava, quando la tua bella mente era già volata via, nessuno sa dove, ma non più partecipe, per fortuna, degli avvenimenti quatidiani. In pochi giorni il crollo, la tua gola non riceveva più nulla, i tuoi reni stanchi si sono fermati, ma il tuo cuore continuava a battere inesorabile, non mollava memore delle tue lunghe camminate, e poi quel respiro affreattato, agonoco, si è fermato all\'improvviso ed hai trovato la fine del tuo percorso. Ho portato la tua urna tra le mie mani come una reliquia preziosa fino alla sepoltura, là dove mamma ti aveva preceduto l\'anno passato, e ti ho detto addio. Finiti per sempre quelle terribili, eterne notti e quei giorni che per te non avevano più alcun senso. Daniela
Vinti 170000 euro a Posityano (facciamo un pò di conti)
Positano, vinti 170000 euro (facciamo un pò di conti)
Un euro giocato: 68 centesimi tornano in vincite, oltre 12 vanno allo Stato; il resto al gestore; significa che per pagare 170.000 Euro di vincite, ne sono stati giocati 250.000 Euro; niente male, per un paese che si definisce in crisi come l'Italia. Riporto uno stralcio dell'artico apparso su www.paesesera.it : ...... "L’Italia è in testa nella classifica mondiale della spesa pro capite per gioco d’azzardo.
E la Capitale ha, ovviamente, un ruolo da protagonista. In soli sei anni, lo Stato per esigenze di cassa ha fatto passi da gigante; a confermarlo è il fatturato del mercato del gioco legale in Italia che concessionarie come Sisal, Lottomatica, Hbg e Atlantis World (solo per citarne alcune) gestiscono per conto dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato.
Un giro d’affari che cresce anche negli anni della crisi e che arriverà a fine 2011 a superare gli 80 miliardi di euro, oltre il 4% del pil. Nei ricavi della terza attività di business (preceduta solo da Fiat ed Eni) figurano al primo posto proprio le new slot, con circa il 40%. Seguono le lotterie con il 19,3%, il lotto che si attesta al 18,3%, i giochi numerici, come il superenalotto, che sfiorano quasi il 14%, mentre poco al di sotto del 3% troviamo bingo e giochi a base sportiva.
In prospettiva però gli incassi maggiori deriveranno da apparecchi vlt (videolottery), introdotti nel 2009 con il cosiddetto decreto Abruzzo e dai nuovi giochi online, che tra tornei di dama, scacchi, domino, bridge, black jack e poker dal 2008 ad oggi hanno fruttato più di 6 miliardi di euro.
Cifre destinate ad aumentare con la recentissima introduzione, avviata a metà di questo luglio, del poker cash e dei casinò games, dove ogni mano si gioca con soldi veri e con la possibilità di puntare fino a 1.000 euro per sessione di gioco. Un trend in crescita che, secondo Carboni & Partners, potrebbe far toccare al mercato dell’online un incasso di fine anno pari a 11,8 miliardi di euro, più del doppio dei 4,8 ricavati nel 2010...." Medidate gente, meditate. Giovanni Farzati
*articolo sviluppato da un email arrivata al giornale
Un euro giocato: 68 centesimi tornano in vincite, oltre 12 vanno allo Stato; il resto al gestore; significa che per pagare 170.000 Euro di vincite, ne sono stati giocati 250.000 Euro; niente male, per un paese che si definisce in crisi come l'Italia. Riporto uno stralcio dell'artico apparso su www.paesesera.it : ...... "L’Italia è in testa nella classifica mondiale della spesa pro capite per gioco d’azzardo.
E la Capitale ha, ovviamente, un ruolo da protagonista. In soli sei anni, lo Stato per esigenze di cassa ha fatto passi da gigante; a confermarlo è il fatturato del mercato del gioco legale in Italia che concessionarie come Sisal, Lottomatica, Hbg e Atlantis World (solo per citarne alcune) gestiscono per conto dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato.
Un giro d’affari che cresce anche negli anni della crisi e che arriverà a fine 2011 a superare gli 80 miliardi di euro, oltre il 4% del pil. Nei ricavi della terza attività di business (preceduta solo da Fiat ed Eni) figurano al primo posto proprio le new slot, con circa il 40%. Seguono le lotterie con il 19,3%, il lotto che si attesta al 18,3%, i giochi numerici, come il superenalotto, che sfiorano quasi il 14%, mentre poco al di sotto del 3% troviamo bingo e giochi a base sportiva.
In prospettiva però gli incassi maggiori deriveranno da apparecchi vlt (videolottery), introdotti nel 2009 con il cosiddetto decreto Abruzzo e dai nuovi giochi online, che tra tornei di dama, scacchi, domino, bridge, black jack e poker dal 2008 ad oggi hanno fruttato più di 6 miliardi di euro.
Cifre destinate ad aumentare con la recentissima introduzione, avviata a metà di questo luglio, del poker cash e dei casinò games, dove ogni mano si gioca con soldi veri e con la possibilità di puntare fino a 1.000 euro per sessione di gioco. Un trend in crescita che, secondo Carboni & Partners, potrebbe far toccare al mercato dell’online un incasso di fine anno pari a 11,8 miliardi di euro, più del doppio dei 4,8 ricavati nel 2010...." Medidate gente, meditate. Giovanni Farzati
*articolo sviluppato da un email arrivata al giornale
venerdì 28 ottobre 2011
Rovistando italia, 2 pagina
Diario di strada, Capaccio Scalo: i giornali di carta non hanno milioni di contatti
Niente di nuovo, tutto i giorni sono uguali; il locale, 4x4, è stretto, pieno zeppo di giornali, riviste, giocattoli,quando arriva un cliente e chiede un qualcosa nel suo negozio, zia Filomena gira, rigira, paziente; finchè la trova; accontenta il cliente; Zia Filomema, l'edicola di zia Filomena, Capaccio Scalo ai semafori è un posto magico, d'altri tempi.
Zia Filomena è donna minuta, anziana, vivace, veste sempre nero, comprano in tanti il giornale da lei, accoglie tutti con un sorriso; e se gli chiedi come va? ti risponde, maluccio, non si vendono i giornali, clienti che mi chiedono quello del giorno prima, niente, li devo consegnare, che cosa assurda, prima non era così, avevo un professore, non è venuto più da me, l'ho incontrato e gli ho chiesto il perchè..aveva messo Internet, che vogliamo fare!
Alla fine, zia Filomena dice sempre che un giorno o l'altro chiuderà i battenti, ma non ci pensa seriamente, ci vuole coraggio dopo una vita passata nella sua edicola di Capaccio Scalo; zia Filomena dobbiamo girare un film contro lo strapotere del web? ma si! facciamolo, risponde piccata. Giovanni Farzati
"Ma guarda, uccello della malora, vaffa", Walter, fruttivendolo, un colombo gli ha fatto la cacca in testa ("bastardo") pochi passi; trova una banconota di 20 euro, fosse la volta buona; lo abbiamo incontrato al mercato, dove gestisce in proprio una rivendita di frutta e verdura; ci racconta che preso da una fantastica fiducia nella fortuna (uccello che ti fa la cacca in testa e trovi 20 euro);subito ha dato vita a numerose giocate, Lotto, Gratta e Vinci.
Walter ha solo sperato, niente di niente; una cacca in testa punto e basta con 20 euro, fortunato; ma senza esagerare; Walter (nome di fantasia) è un tipo sveglio; ci tiene che il suo banchetto da fruttivendolo sia sempre bello ordinato, con i prezzi scritti a numeri grandi ("anche l'occhio vuole la sua parte").
Walter fa ancora di più, ha raccontato in giro la faccenda del colombo che ti fa la cacca in testa; gli si avvicina un signore, lo saluta, gli tocca il braccio e ride ("tu porti fortuna"); Walter die; ma che fortuna! una cacca d'uccello in testa e 20 euro; tutto qua! Giovanni Farzati
Niente di nuovo, tutto i giorni sono uguali; il locale, 4x4, è stretto, pieno zeppo di giornali, riviste, giocattoli,quando arriva un cliente e chiede un qualcosa nel suo negozio, zia Filomena gira, rigira, paziente; finchè la trova; accontenta il cliente; Zia Filomema, l'edicola di zia Filomena, Capaccio Scalo ai semafori è un posto magico, d'altri tempi.
Zia Filomena è donna minuta, anziana, vivace, veste sempre nero, comprano in tanti il giornale da lei, accoglie tutti con un sorriso; e se gli chiedi come va? ti risponde, maluccio, non si vendono i giornali, clienti che mi chiedono quello del giorno prima, niente, li devo consegnare, che cosa assurda, prima non era così, avevo un professore, non è venuto più da me, l'ho incontrato e gli ho chiesto il perchè..aveva messo Internet, che vogliamo fare!
Alla fine, zia Filomena dice sempre che un giorno o l'altro chiuderà i battenti, ma non ci pensa seriamente, ci vuole coraggio dopo una vita passata nella sua edicola di Capaccio Scalo; zia Filomena dobbiamo girare un film contro lo strapotere del web? ma si! facciamolo, risponde piccata. Giovanni Farzati
"Ma guarda, uccello della malora, vaffa", Walter, fruttivendolo, un colombo gli ha fatto la cacca in testa ("bastardo") pochi passi; trova una banconota di 20 euro, fosse la volta buona; lo abbiamo incontrato al mercato, dove gestisce in proprio una rivendita di frutta e verdura; ci racconta che preso da una fantastica fiducia nella fortuna (uccello che ti fa la cacca in testa e trovi 20 euro);subito ha dato vita a numerose giocate, Lotto, Gratta e Vinci.
Walter ha solo sperato, niente di niente; una cacca in testa punto e basta con 20 euro, fortunato; ma senza esagerare; Walter (nome di fantasia) è un tipo sveglio; ci tiene che il suo banchetto da fruttivendolo sia sempre bello ordinato, con i prezzi scritti a numeri grandi ("anche l'occhio vuole la sua parte").
Walter fa ancora di più, ha raccontato in giro la faccenda del colombo che ti fa la cacca in testa; gli si avvicina un signore, lo saluta, gli tocca il braccio e ride ("tu porti fortuna"); Walter die; ma che fortuna! una cacca d'uccello in testa e 20 euro; tutto qua! Giovanni Farzati
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