lunedì 13 settembre 2010

Pignataro e il vino

I vini di qualità hanno un mercato che cresce.
Le produzioni vinicole richiedono una linea di pazienza, competenza,"il vero successo - scrive nel suo blog Luciano Pignataro, è poter far emergere le eccellenze dell'agricoltura della Campania, anche grazie a Internet.
Il popolo della rete, affezionato, lo ha premiato con decine di clik per il suo lavoro di promozione del vino campano così Luciano Pignataro, giornalista affascinato dai sapori dell'Italia, dai vini del sud, con il suo blog è stato eletto da Liquida al 123 posto, su un totale di 500 blog da Liquida che classifica i migliori blog e social network d'Italia.

venerdì 10 settembre 2010

Reporter, come Marco Cedolin

Marco Cedolin vive in Val di Susa nel piccolo comune di Mompantero. Scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, collabora da anni con alcuni fra i più importanti siti web, fra i quali Luogocomune, Socialpress, Cani Sciolti.Partecipa al Movimento per la Decrescita Felice fondato da Maurizio Pallante e fa parte del Movimento NO TAV valsusino. Ha pubblicato TAV in Val di Susa un buio tunnel nella democrazia (Arianna Editrice), collabora regolarmente alla rivista Consapevole ed ha al suo attivo centinaia di articoli aventi per oggetto tematiche sociali, ambientali e politiche.

L'Unità dice, sindaci chiudete un occhio e vivrete a lungo

Come dire, poteva pure stare tranquillo, il sindaco di Pollica, pescare, passeggiare, farsi gli affari propri, chiudere un occhio o tutti e due. Articolo al veleno quello del giornalista Claudio Fava sull'Unità, sulla tragica fine di Angelo Vassallo sindaco di Pollica, ucciso a colpi d'arma da fuoco sulla via di casa ad Acciaroli.
Anch’io ne conosco parecchi, come dice Andreotti, -scrive Fava sull'Unità - che se la sono cercata. Che invece di farsi gli affari loro, di calare la testa come giunchi di paglia aspettando che se ne andasse via la mala giornata, hanno avuto la sfrontatezza di far bene il loro mestiere: giornalisti, giudici, sindacalisti, commercianti, politici. Se l’è cercata, tre giorni fa, il sindaco Vassallo -scrive l'Unità - che invece di dire sempre no a quei galantuomini della camorra ogni tanto qualche “forse” poteva pure farlo sentire o no? Se la cercò Libero Grassi, diciamolo senza stare a girarci attorno: chi glielo portava, benedetto cristiano, ad andare in televisione per dire che lui il pizzo non l’avrebbe mai pagato? Glielo spiegò pure il presidente dei commercianti palermitani, usando come una profezia le stesse parole di Andreotti: che tu così te la stai cercando, lo sai? Forse lo sapeva, forse no: comunque lo ammazzarono tre giorni dopo. Così anche Angelo Vassallo.

mercoledì 8 settembre 2010

Costabile Carducci l'autopsia

Nella piazza di Acquafredda di Maratea davanti la chiesa fu realizzata l’autopsia del corpo di Costabile Carducci, eroe capaccese nei moti del 1848. Fu realizzata da un barbiere e da un macellaio. Poi un prete Daniele Faraco lo accolse nella chiesa e depose il suo corpo presso l’altare di San Biagio. Il 4 ottobre 1920 S. E. l’On. Nitti, accompagnato dall’on. Gioia e dal senatore Di Lorenzo, si recò ad Acquafredda per prendere possesso del villino acquistato dal signor Marsicano. E’ il luogo ove il prete Peluso da Sapri, filo borbonico, viveva nel periodo di ferie. All’epoca vi era una torretta che poi trasformata in villa , fu acquistata dal Nitti. In tale occasione Francesco Raeli, insegnante di Acquafredda e sostenitore dell’eroicità del Carducci, tenne un discorso accennando al Nostro. Affermava che Acquafredda presentava un territorio ricco di bellezze naturali, però anche un triste ricordo. Le spiagge “essendo state bagnate dal sangue d’un eccelso figlio d’Italia, del sangue di un glorioso martire, … del sangue del colonnello Carducci” “… una delle figure più splendide del ’48…barbaramente trucidato per opera d’un prete nefando Don Vincenzo Peluso da Sapri”. “Gridan vendetta, continuava il Raeli, queste rupi intrise di sangue innocente, onde ne rise Peluso infame”. Raeli definiva il territorio un lembo di Paradiso in terra, però in questo luogo si è realizzato il sacrificio cruento del patriota il cui spirito “parmi vederlo aleggiare a lei d’intorno in segno di esultanze e di gioia e parlare sentitamente al suo nobile cuore” (di Nitti). Il 4 luglio 1848 sbarcarono ad Acquafredda i detti “calabresi”. In realtà era Carducci con i suoi e fu aggredito dall’alto dei colli con fucilate. Con Costabile Carducci c’era anche Cìnnari di Maratea e non fu sufficiente per fare accogliere benevolmente i malcapitati.
La rivoluzione non si faceva con le parole, ma con il pensiero, con l’idealità e con la partecipazione a movimenti armati.
A Capaccio (SA) il paese ove era nato e viveva, Carducci aveva il seguito formato dal fratello Giovanni, dai Ricci, suoi parenti, da qualche amico (come Ragone, Desiderio) di sette o otto persone. Don Costabile non era l’ultimo nella società capaccese, gestiva la scafa sul fiume Sele della famiglia Doria, gestiva la locanda a Paestum, l’hotel Europa a Salerno con l’amico Ferrara, era giudice di pace ad Altavilla Silentina, impiegato all’ufficio delle imposte a Vallo della Lucania, imprenditore di strade e ponti.Oltre che da un punto di vista sociale, era di un buon livello anche economico, essendo capace di svolgere tante attività. In prime nozze aveva sposato una donna della famiglia Tanza, famiglia nobile del paese, celebrando il matrimonio in casa, cosa non da tu tti all’epoca. Quando la moglie Tanza morì, si risposò con Vittoria Del Re, sorella di un noto liberale Giuseppe. Entrò così in contatto con i napoletani liberali come Poerio, Troja, Dragonetti, Settembrini, Massari, Ricciardi, Mauro, Del Re e nello stesso tempo teneva rapporti con i liberali del salernitano Giovanni Avossa, Raffaele Conforti, Michele Pironti, Matteo Luciani e in particolare con i cilentani Filippo Patella di Agropoli, i fratelli Magnoni di Rutino, i fratelli De Angelis di Castellabate, Leonino Vinciprova di Celso, Ulisse De Dominicis di Ascea, i fratelli Angelo e Carlo Pavone di Torchiara. Ernesto e Valerio del Mercato di Laureana e Pietro Del Mercato fondatore della Giovane Italia a Salerno. Il 18 gennaio del 1848 da S. Antuono di Torchiara iniziò la rivoluzione. al grido di viva la Costituzione, viva l’Italia, Viva Pio IX. Il 29 gennai o fu annunziata la Costituzione. La sera del 30 Lahalle assediò Laurino ove vi era Vinciprova. Inoltrò una sanguinosa battaglia.
Gioacchino Pavone (zio di Carlo e Angelo Pavone) contemporaneo dei fatti dichiarava “Osservai una quantità di persone che si dirigeva verso la piazza di questo comune, armati alcuni di schioppo, altri da scure e altri di bastoni…” I rivoluzionari si preoccupavano di accordare la libertà ai detenuti e di disarmare la gendarmeria locale. Infatti, avevano bisogno di armi. Erano armati di schioppo, ma solo alcuni, mentre altri erano muniti di scure e bastoni. Le condizioni dei rivoluzionari erano non adeguate.
Carducci sborsava anche i soldi per armare i rivoluzionari e dar loro la possibilità di mangiare. Eppure erano coscienti, primo Don Costabile, di andare incontro all’esercito borbonico ben organizzato e intraprendere un combattimento e quindi poter avere anche la peggio.Immaginiamo per un istante lo stato d’animo dei rivoluzionari quando a notte inoltrata salutavano la moglie abbracciandola e i figli baciandoli nel sonno. Ebbene Carducci la notte del 17 gennaio abbracciò la moglie Vittoria e baciò le due figlie. (Giuseppina nomata come la madre nata il 21 febbraio 1829 che si fece suora nel monastero di Portanova a Salerno e morì nel 1907 nel convento di S. Michele Salerno e l’altra Annina nata il 30 settembre 1837 sposò Pasquale Bosco di Trentinara e morì il 30 marzo 1867 aveva una figlia che morì subito dopo la madre). Le azioni dei rivoltosi consistevano nell’occupare la sede comunale, liberare i carcerati e occupare la gendarmeria locale per utilizzare le armi che in pratica erano sempre poche. Perciò a Salento vi fu l’uccisione di Rosario Rizzo il quale non riuscì ad indicare chi avesse preso le armi depositate la sera precedente nella sua abitazione. Il 15 aprile furono indette le votazioni e Carducci fu eletto deputato appartenente all’area democratica e nominato comandante della guardia nazionale. Il 15 maggio si doveva giurare fedeltà alla costituzione. Vi furono contrasti col Re sulla formula di giuramento. Il re voleva giurare con una formula che riconosceva il re al di sopra della costituzione, mentre i deputati liberal

La storia di Puca

LA STORIA È LA MAESTRA DI VITA

Cicerone sostenne che la storia è la maestra di vita. Vico, dopo tanti secoli, affermò che vi sono i corsi e i ricorsi storici nella vita.
Considerando il periodo dall’era cristiana ad oggi, si ripetono le stragi: quella degli innocenti di Erode e quella dei bambini della scuola in Cecenia. Tra queste due stragi altre vi sono state solo per ricordare qualcuna: le camere a gas dei nazisti.
Oggi si sta facendo strada la cultura della morte, della guerra e dell’odio. Kirckecard sosteneva che bisogna fare o realizzare ciò che serve, Locke e Hume invece ritenevano che bisogna fare ciò che è utile, cioè ciò che porta vantaggio.
Di conseguenza ciò che porta svantaggio non bisogna farlo. Di qui può nascere l’interrogativo: il portatore di handicap, le persone ammalate, gli anziani cosa portano di vantaggio o di utile? Essi costituiscono un peso per la società e quindi si devono distruggere. Nella società globalizzata si può anche divulgare tale principio che ovviamente, noi non condividiamo per principi cristiani e umani.
Questo costituisce un pericolo all’interno della società globalizzata.
Un altro pericolo viene, possiamo dire dall’esterno. Se guardiamo appunto la storia per trovare una società globalizzata, arriviamo all’impero romano. Ci chiediamo come cadde? Come si dissipò la potente Roma? Quali furono le cause?
Le cause della caduta dell’impero romano sono da ricercarsi:
1) Nell’erosione dei valori
2) Nel calo demografico
3) Nell’ingresso di nuove etnie
4) Nell’affermazione religiosa cristiana
5) Nel benessere raggiunto
6) Nelle congiure e nell’insipienze dei capi
7) Nella perdita del senso della res pubblica
Se consideriamo le condizioni dell’epoca attuale, forse
1) Oggi non sono in crisi i valori dei nostri padri?
2) Non è in atto un processo di desertificazione nelle zone interne?
3) Non vi è l’ingresso nel nostro territorio di extracomunitari?
4) Di conseguenza vi è un confronto con altre religioni?
5) Forse non è stato raggiunto un buon livello di benessere materiale?
6) E i capi? Tangenti ed altro?
7) Oggi con l’individualismo esacerbato, (Relativismo individuale) ci possiamo chiedere in che misura si ha il senso della comunità? L’interesse individuale ha il sopravvento sul collettivo?
Anche noi veniamo attaccati dall’esterno. I barbari arrivano con le stragi e colpiscono i nostri punti deboli: le persone. (sequestri, stragi, uccisioni).
Una società senza valori, con ingressi di persone di altre culture e di altre religioni, con la perdita delle tradizioni e con la mancanza di cultura, è debole e può essere colpita anche a morte.Riscoprire le tradizioni, apprezzare i valori che esse rappresentano, rispettare famiglia, uomo, religione, il passato, diventa una necessità impellente.Per rispettare bisogna conoscere le tradizioni, i valori dei padri, in poche parole la nostra cultura.
Gaetano Puca

giovedì 2 settembre 2010

Progetto editoriale breve, weblog 30 mila

Il giornale deve sfruttare il traino esistente come silvanascricciweblog, che si attesta sui 30 mila contatti al mese; cioè creare su silvanascricci una linea news liwe; da dare un nome? quindi ti conviente parlarne, per la finestra news con chi gestisce il tuo sito, come per la grafica da darne.

i pezzi, chi collabora? non una grande massa di informazioni, ma delle novità. Tutto ciò che è di interesse; uno, due,tre pezzi; ...importante il contatore su ogni pezzo..letto e lo spazio per commenti liberi.

una volta caricati i pezzi, diciamo del numero zero, mettere in atto il principio della maturazione lenta della notizia, cioè non toglierla vorticosamente, aggiornare non in affanno, ma in modo sereno, lasciandosi guidare dal flusso naturale delle news;

Gaetano Puca, chiese e quadri di Capaccio

La parrocchiale di Capaccio è dedicata a San Pietro Apostolo, però i capaccesi la chiamano anche Chiesa del Rosario. Le statue presenti in detta chiesa, dimostrano i culti esistenti.
Nell’attuale Piazza Orologio vi era la chiesa dedicata a San Pietro di cui si possono avere notizie dalle visite pastorali riportate da Pietro Ebner nell’opera Chiesa, Baroni e popolo. Era una ricettizia, nella sua sacrestia si riunivano anche i canonici e qui il vescovo celebrava le sue funzioni,
Nel 1811 il parroco dell’epoca Giuseppe De Angelis, arciprete, nello stilare l’inventario dei beni elenca anche le statue presenti nella chiesa. Include l’Immacolata, San Michele Arcangelo, San Pietro Apostolo (mezzo busto), San Vito Martire (mezzo busto), San Francesco Borgia (mezzo busto) e un crocifisso grande di legno.
Oltre le statue elenca anche quadri che rappresentano la Purificazione della Madonna, Maria SS. di Costantinopoli, l’Annunziata, l’Angelo Gabriele, San Pietro e San Paolo, San Giovanni Battista, il Purgatorio, l’ultima cena, la Madonna delle Grazie, S. Antonio Abate, la nascita di Gesù, l’epifania.
Questa chiesa crolla nel 1857 come afferma il Sindaco Longobardi nel 1866. Infatti, notifica al prefetto (1866) la necessità di lasciare aperta al culto la chiesa dei frati minori riformati, essendo la chiesa parrocchiale crollata fin dal 1857, mentre la chiesa della congregazione della carità non è sufficiente ai bisogni della popolazione.
Nel 1906, come riporta Ebner, (pag. 623), mons. Jacuzio visita la parrocchiale, ormai la chiesa del Rosario, descrive le statue presenti e al lato vangelo afferma che vi sono S. Anna (tela), la Madonna Addolorata (statua lignea), poi statua di San Pietro apostolo, e di San Giuda, un crocifisso, e S. Emidio, di San Vincenzo Ferreri (di marmo), olim nella cattedrale diruta est, splendide ornatum, statua lignea di San Vincenzo, San Vito, San Francesco Borgia, San Michele arcangelo. Poi elenca le cappelle del Rosario (della confraternita, statua lignea in nicchia sull’altare maggiore, come se fosse una chiesa diversa, in realtà descrive le prime nella navata laterale e le seconde nella navata centrale.
Si ha un distinguo tra le statue della cattedrale trasferite in seguito al crollo e le statue della confraternita del Rosario. Nel lato epistola, corrispondente al lato destro di chi entra nella chiesa si hanno le statue di Santa Filomena (oggi vi è una statua di un papa che i capaccesi considerano San Pietro Apostolo). Invece del crocifisso oggi vi è una statua del cuore di Gesù e di San Francesco di Paola (ancora oggi).
In verità San Pietro non è rappresentato con la tiara papale perché la stessa è stata usata dai papi successivi di Pietro. Potrebbe rappresentare San Silvestro Papa. Una volta nella chiesa parrocchiale (detta anche del Rosario) si celebrava la notte del 31 dicembre una messa solenne in onore di San Silvestro.
Ancora da Ebner parlando di campanili si fa cenno al campanile della cattedrale diruta, ricostruito con due campane e orologio.
Oggi questo campanile, sito in Piazza Orologio, è denominato Torre civica.
Nel 1915 nel mese di maggio si ha ancora una visita del vescovo Jacuzio che è accolto nella chiesa del Rosario, oggi parrocchiale, perché la chiesa di San Pietro apostolo é diruta. La descrizione delle statue e degli altari è secondo lo schema precedente.
Il vescovo inoltre afferma in loco ubi erat ecclesia cathedralis vidimus turrim nuper aedificatam con due campane e orologio.(ove era la chiesa della cattedrale, abbiamo visto una torre edificata di nuovo con due campane e orologio). Infatti, la torre civica risale agli inizi del ‘900 e il luogo ove sorgeva la chiesa fu sistemato come si presenta attualmente. Tutti i beni della ricettizia e del vescovo passarono al Comune. (terreno che va sotto il nome di palestra, fontana dei delfini, edifici ove è collocata la scuola elementare e alcuni uffici comunali).
Secondo me si è avuto una distinzione di culti e di statue. Le statue ubicate nella navata laterale sono dell’ex vice cattedrale o San Pietro, mentre quelli ubicati nella navata principale sono della confraternita del rosario.
Così si spiega come i capaccesi continuano a chiamare la chiesa parrocchiale con due denominazioni
1) San Pietro Apostolo
2) Chiesa del Rosario.